La delicatezza del silenzio
In punta di piedi fra colori e forme. E' facile ricordare, per chi conosce già i lavori di Seri, l'impressione di freschezza proveniente dai suoi acquerelli così luminosi, dai suoi oli, quasi quadri impressionisti, che prendevano diretta ispirazione dalla natura in tutte le sue sfaccettature. Mi riferisco più precisamente ai quadri dell'ultima sua mostra presentata ad Arluno, in Sala Consigliare, il marzo del '93. Era presente già allora qualche paesaggio silenzioso di case assolate. I paesaggi naturali, gli acquerelli freschi hanno lasciato spazio ora ad un minore descrittivismo e ad una sperimentazione diversa e più approfondita, sia per tecniche che per linguaggio e temi. Il tema della natura è solo occasione per parlare di altro: non è più la natura sublimata di oli e acquerelli delicati, ma il motivo scaturente, il soggetto di ispirazione che ci conduce su altre strade: la strada del silenzio, la solitudine. Ecco, direi che sono questi i due temi maggiormente presenti nei dipinti di Seri oggi. La solitudine dei suoi paesaggi di case un po' vecchie, un po' fatiscenti, riprese in un momento della giornata poco identificabile, il silenzio di una natura poco riconoscibile come tale, a volte intrecci di erba, a volte cieli come dimensione trascendentale. Il linguaggio di espressione non è più un linguaggio che descrive o per descrivere qualche cosa, quasi fine a se stesso, momento comunque necessario per un pittore, ma mezzo reso duttile da sperimentazioni con differenti tecniche, che ha un altro fine: la comunicazione, forse inconscia, forse non riconosciuta, di stati d'animo che prendono consistenza attraverso forme, attraverso colori. Seri ci sembra adesso aperta ad una ricerca diversa, forse meno suadente, ma che sa maggiormente esprimere il contatto fra impulsi interiori e la realtà, una ricerca direi "neo figurativa" che non esaurisce una strada appena aperta. In questa mostra viene presentata anche una sezione dedicata alla scultura su creta, a cui Seri approda per la prima volta. La terra, che rifiuta la brillantezza quale sinonimo di fasullità, è resa sinuosa dal movimento, in altri momenti invece sembra appena affiorata da antichi scavi, quasi reperti a cui è stato restituito un tocco di colore.
Rosi Torriani - giugno 1995