Cara Sery,
il senso d'una visione poetica delle cose e dell'esistenza d'una affettuosa e attenta sollecitudine verso ciò che ti circonda, é ciò che al di là forse della tua stessa pittura più mi ha interessato e convinto. È sempre piacevole e gratificante, infatti, assistere alla nascita d'una vocazione sincera: comprendere i meccanismi psicologici, le forze traenti emozionali che, alle sorgenti stesse dell'espressione, determinano la volontà e, direi, il bisogno di far pittura.
Ecco perché, al di là di un discorso che pure potrebbe avviarsi sui mezzi e gli stilemi formali veramente non banali a cui sei giunta oggi - il colore usato in senso fortemente emotivo, l'adesione intima di tutto l'impianto pittorico ad un "sovrannaturalismo" rivisitato senza preoccupazioni letterarie o artificiose, il gusto sicuro dell'immagine che tu scegli e costruisci con delicato vigore - ho preferito mandarti queste brevi righe che non sono ancora una "presentazione" ma vogliono essere invece qualcosa di diverso e di più: la testimonianza, cioè, di una certezza.
La certezza di aver trovato in te non il talento evanescente e passeggero di una dilettante, sia pure ben dotata, ma la problematica complessa e la costante e paziente ricerca di una artista vera.
Quando c'è questo atteggiamento di serietà sostanziale, d'impegno reale io credo che tutto diventi non più facile ma certo più pertinente, più interessante, più alto.
Non ho dunque bisogno di formularti i miei auguri: nel tuo lavoro di oggi vi sono già tutte le premesse per il successo di domani.
Giorgio Seveso - Giugno 1971 in occasione di una personale a Milano
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