I colori di Sery

Ho già scritto di Sery (Serafina Colombo) in occasione di una sua mostra in Spagna dove la pittrice lombarda esponeva i suoi prati costellati di papaveri in luminosi acquerelli che ricordavano la freschezza di certe primavere del grande Monet. Sery è una pittrice spontanea, attratta dai fenomeni della natura, il passaggio delle stagioni, le calde estati delle vacanze e i lunghi inverni della pianura padana dove Sery vive, ad Arluno, con quella felicità le è concessa dalla giovane età e da una bella famiglia.
Ma oggi Sery si presenta, con la sua opera omnia proprio ad Arluno, il suo paese, il suo mondo. Chiede al critico anziano una malleveria, che io non dò tanto facilmente.
Aborro dai testi di falsa letteratura che corrispondono alla opacità della coscienza, sono per dire pane al pane, in tutta integrità. Non farò perciò letteratura sull'opera di Serafina Colombo, non se la merita e non la aspetta il viatico del "maestro".
Dirò soltanto che nella innumerevole produzione, buona, mediocre, pessima, degli artisti di questi anni, Sery si distingue per una sua personalità che supera il contingente e si affaccia a una valutazione più larga.
Sery è una pittrice che non vuole stupire, che non si affida alla letteratura retorica della natura, i campi ubertosi, il colore trascolorante delle visioni naturalistiche. Non ha dietro di sé una letteratura preparata ad accoglierla nel grande mazzo delle tendenze contemporanee. Io ritengo che Sery è una pittrice nata, l'ho scritto e non ho nessuna ragione per contraddirmi.
Riaffermo che il naturalismo spontaneo, entusiasta, di Sery, è molto valido, e che la pittrice può presentarsi a fronte alta davanti ad un pubblico qualificato con tutto il complesso della sua opera che nasce dalla contemplazione della natura e ormai con profondo studio di renderla con mezzi artistici. Intanto Sery non si affida, come è d'uso, al mercato delle tendenze. In giro, si vedono mostre squalificatissime che trovano l'appoggio di una critica degenere. Sery è ancora al-di-quà di un dibattito falso e mercificato ma ciò non vuol dire che essa abbia l'ampiezza mentale e la cultura per entrare a pieno titolo nell'arengo delle arti con questa mostra bella e significativa.
Non si vedranno simboli e mitologia ma una chiara e appassionata adesione alla pittura della natura come tale.
E si rimanda, senza presunzioni, al mio precedente scritto su Sery per comprovarla.

Raffaele De Grada - Febbraio 1993
in occasione di una personale a Milano